Quando si parla di phygital si pensa spesso ad una tecnica di marketing aziendale in fase embrionale, ancora inesplorata e per questo lontana dalla configurazione attuale del mercato. Se, invece, si esamina a fondo il concetto nascosto dietro il neologismo “phygital” ci si rende conto di aver già sperimentato, in modo del tutto naturale e probabilmente inconsapevole, tale esperienza attraverso l’acquisto di un bene o di un servizio.
Il termine phygital nasce dalla fusione di Physical, ovvero fisico, e Digital, in riferimento al mondo digitale. Tale espressione abbraccia una serie di situazioni e contesti protesi verso il consumatore finale, in cui due universi, quello tangibile e la sua controparte online, si uniscono. L’assioma è dunque rappresentato dalla creazione di un ponte tra le due realtà, dove l’azienda è in grado di mostrare sé stessa e i suoi prodotti raggiungendo la clientela con ogni strumento oggi disponibile.
L’esperienza phygital offre in sostanza la possibilità di individuare un articolo online ed eseguirne l’acquisto in un negozio fisico, oppure al contrario, di esaminare qualsiasi oggetto in uno showroom e completare la compravendita tramite e-commerce, in un continuo scambio tra le parti.
Questo non deve far pensare a qualcosa di difficilmente realizzabile, ad appannaggio esclusivo delle grandi multinazionali. Un perfetto equilibrio phygital è raggiungibile anche dalla piccola impresa locale, che si mette in gioco e coinvolge i clienti nel suo stesso processo produttivo.
Per fare un esempio pratico, un’azienda tessile che produce capi di abbigliamento può consentire al pubblico di concepire loghi, disegni, scritte, da applicare su un articolo o accessorio a scelta tramite piattaforma proprietaria online. Il cliente potrà così avere il suo modello di jeans, t-shirt o qualsiasi altro capo vestiario, personalizzato pronto da ritirare in negozio.
Un mobilificio, grazie agli strumenti messi a disposizione dagli smartphone di ultima generazione, è oggi in grado di fornire con precisione modelli in 3D dei propri articoli trame un’app. L’utente potrà in questo modo progettare l’arredamento di una o più stanze della casa, proiettando con lo smartphonei mobili scelti dal catalogo direttamente negli ambienti circostanti. L’ordine si conclude con l’acquisto in sede presentando un codice generato dalla stessa applicazione che ha memorizzato le preferenze del cliente.
Si tratta solo di due dei tantissimi esempi concreti di phygital in cui molti acquirenti nel mondo si sono già ritrovati, in un processo che appare decisamente spontaneo. L’inclusione della clientela nella fase produttiva eil conseguente abbattimento della figura austera del brand rende la procedura di acquisto un momento di “socializzazione” tra domanda ed offerta. Creare una community affezionata e fedele al marchio è un primo e fondamentale passo verso la quarta rivoluzione industriale, in cui proprio gli acquirenti rappresentano il biglietto da visita dell’azienda stessa.
Tra brand e clientela si genera, inoltre, un patto di fiducia nel quale l’azienda dovrà rappresentare in modo sincero gli obiettivi primari, senza stravolgere la propria mission. Ciò che viene mostrato è, o deve simboleggiare, ciò che realmente l’utente ottiene durante l’acquisto o “scambio”, poiché deludere una community può mettere in discussione l’intero processo phygital riportando l’azienda al punto di partenza.