Cosa hanno in comune il volontariato e il marketing strategico
Hai mai fatto il volontario nella tua vita?
A prescindere dalla professione che svolgi, ti suggerisco di provare almeno un’esperienza di volontariato. Se non te la senti di iniziare con un impegno continuativo nel tempo, scegli un’attività estemporanea, ma provaci. Il volontariato è stata la lente che mi ha permesso di vedere il marketing da una prospettiva diversa, dal suo lato più umano.
In questo articolo racconto cosa hanno in comune il volontariato e il marketing strategico e spiego perché è importante approcciarsi alle neuroscienze.
Il valore delle esperienze professionali più diverse
Per definizione, il volontariato è la “Prestazione volontaria e gratuita della propria opera, e dei mezzi di cui si dispone, a favore di categorie di persone che hanno gravi necessità e assoluto e urgente bisogno di aiuto e di assistenza, esplicata per far fronte a emergenze occasionali oppure come servizio continuo (come attività individuale o di gruppi e associazioni)”.
Mi sono focalizzato sul concetto di servizio continuo e ho fatto del volontariato uno degli scopi della mia vita. Donare senza chiedere è diventato il mio mantra, una filosofia che accompagna diverse scelte professionali.
Per esempio, il giovedì e il venerdì metto a disposizione il mio tempo per chi volesse prendere un caffè con me e fare anche solo due chiacchiere per sentirsi meno solo.
La contaminazione è il valore che deriva dallo svolgere diverse attività professionali.
Il viaggio che mi ha portato al marketing strategico è iniziato con una serie di corsi specifici per l’uso dei prodotti Microsoft Server e un approfondimento sulle tecniche di vendita, che non fanno mai male.
In una prima fase mi sono concentrato sull’organizzazione dei flussi e delle procedure all’interno delle aziende e sulla gestione dei collaboratori.
Un periodo successivo – dedicato all’animazione in ambiti sociali e alla progettazione di eventi -, mi ha condotto verso la human communication: gli aspetti umani erano sempre più presenti nel mio lavoro quotidiano.
Nel frattempo il mondo si evolveva ed era necessario formarsi nell’ambito digitale. Ho aperto così la strada del social media management (content, advertising, analytics) e ho focalizzato l’attenzione sul marketing territoriale, la gestione dei servizi turistici e la progettazione strategica per i brand.
L’ultimo step (per il momento) è la consulenza manageriale: affianco gli imprenditori lungo un percorso di analisi del business sia in fase di startup sia per rivedere la rotta di attività già avviate.
La connessione tra comunicazione, relazioni umani e digitale è sfociata nel marketing strategico, quella disciplina basata su una programmazione di ampio respiro che permette ai brand di definire obiettivi di lungo termine per ottenere una crescita reale e documentabile dai dati.
L’esperienza come informatico mi permette di gestire il lato più tecnico della disciplina (siti web, e-commerce, campagne Google) e quella come project manager mi aiuta a pianificare le attività in modo agile e fluido.
Nonostante molte persone pensino che il marketing sia solo un modo per influenzare le scelte del consumatore finale e incrementare le vendite e il fatturato, dietro a questa parola c’è molto di più.
C’è la condivisione di valori come la lealtà e l’onestà, ci sono le relazioni, ci sono le competenze.
C’è l’etica.
E qui arriva il nesso tra volontariato e marketing strategico: le persone.
Il volontariato insegna a mettere al centro di qualsiasi scelta, gesto e azione la persona: ho preso questo insegnamento e l’ho portato nelle strategie di marketing che propongo alle aziende e ai professionisti con cui collaboro.
Le attività di branding, comunicazione e pubblicità online/offline hanno come fine ultimo il bene delle persone.
Neuroscienze e Neuromarketing: un approccio etico
Conosci Simona Ruffino? È una Brand strategist & Neurobrand specialist che ha pubblicato di recente un bellissimo libro con Hoepli dal titolo Neuromarketing etico – Ascoltare le persone per costruire brand efficaci.
L’approccio usato da Simona nel suo lavoro mi affascina perché propone un metodo molto etico, connesso ai valori di onestà e generosità che promuovo attraverso il mio lavoro.
Le neuroscienze infatti prendono in considerazione la figura umana come tale con tutto il suo bagaglio di storia, esperienze, pensieri e credenze. Non tralasciano nulla.
È bello sapere che il neuromarketing sia una disciplina focalizzata sulle tecniche della conoscenza umana più profonda con un approccio etico: quando comunichiamo non siamo di fronte a un gruppo di consumatori, ma a un pubblico fatto di persone.
Non è certo questa la sede migliore per approfondire il Neuromarketing, anche perché non potrei mai essere esaustivo, ma vorrei lasciare un’ispirazione ai professionisti che come me si occupano di strategie digitali.
Dobbiamo acquisire una maggiore consapevolezza su questa disciplina per imparare ad adottare un approccio sempre più umano al marketing strategico.
Un approccio caratterizzato dai cinque valori più importanti – appresi grazie al volontariato -, per i freelance di oggi: la gratitudine, il senso del dono, la condivisione, la comprensione e l’altruismo.
P.S. Spoiler: se abiti a Taranto e sei un professionista del digitale, potrai approfondire il Neuromarketing durante una Masterclass che Simona Ruffino terrà ad aprile.